Se vi state chiedendo cosa vedere nel Roero, siete nel posto giusto. In questo articolo inserirò il mio itinerario vissuto in 36 ore e parlerò di cosa fare in questa piccola regione storica del Piemonte. Andiamo a scoprirlo insieme.
Il Roero, come dicevo, è un’area piuttosto ristretta situata nel Piemonte nord-occidentale, nella provincia di Cuneo, ma che va a lambire anche l’astigiano e il torinese.
Si trova posizionato alla sinistra idrografica del fiume Tanaro, che lo divide dal territorio delle Langhe. Non solo divide, distingue anche. Perchè se le Langhe offrono un paesaggio collinare morbido a completa base di vigneti, lo stesso non si può dire del Roero, dove l’ambiente è molto variegato e si passa tranquillamente dai fitti boschi alle vigne e ai frutteti, dai castagneti ai noccioleti. Un misto di colture che si ritrova poi anche nella gustosa cucina locale.
Il breve weekend trascorso nel Roero è parte di un progetto ideato con l’Ente Turismo Langhe Roero e chiamato Insieme Nel Roero. A quest’iniziativa ha partecipato anche la casa vacanze Lindhouse, sita a Govone, che mi ha ospitato per la notte.
Dove dormire nel Roero
Lindhouse è un’accogliente struttura nata lo scorso settembre e portata avanti con passione da Sara, Andrea e la piccola Linda, che ha dato il nome alla casetta. Siamo in piena campagna, a Craviano, frazione di Govone. Lungo la strada per raggiungerla c’è una vista meravigliosa sul paese e i campi intorno.
Comodo il posteggio nel cortile, proprio a fianco della scala che conduce alla porta d’ingresso. Una volta dentro, la prima sensazione è puramente olfattiva: un dolce odore di vaniglia inebria l’appartamento.
Colpisce la pulizia e la cura dei dettagli. Nonostante le dimensioni ridotte, non è difficile sentirsi a casa. L’abat-jour su un tronco d’albero, dei libri in una cassetta di legno, una vecchia valigia per terra, candeline sulla vasca da bagno. Come si può non rimanere soddisfatti?
Dò pieni voti alla mia esperienza nella Lindhouse, di sicuro un posto ideale dove rilassarsi a contatto con la natura. Una sistemazione perfetta per coloro che vengono a scoprire cosa riserva il Roero.
Oltretutto, Sara e Andrea offrono la possibilità di arricchire la qualità del soggiorno, partecipando per esempio alla ricerca del Tartufo Bianco, tra settembre e dicembre, oppure facendo un tour dei Castelli di Langhe e Roero, magari noleggiando una bicicletta. Interessante no? 😉
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Itinerario di 36 ore nel Roero:
- Arrivo a Govone, visita al Castello Reale e check-in a Lindhouse
- Torre dell’Acqua a Castellinaldo d’Alba e degustazione vini
- Cena e pernottamento
- Giro nel borgo di Guarene
- Ecomuseo delle Rocche
- Pranzo tipico
- Visita al Castello Roero di Monticello d’Alba
- Merenda Sinoira a S. Stefano Roero
- Ritorno a casa
Cosa vedere nel Roero – primo giorno
Castello di Govone
La primissima tappa del weekend è il paesino di Govone, collocato nella parte più orientale del Roero. Questo borgo di poco più di 2000 anime è conosciutissimo soprattutto per via de Il Magico Paese di Natale, annuale manifestazione natalizia che raccoglie visitatori da ogni dove. Pensate che l’ultima edizione ha ospitato ben 200.000 turisti, con un centinaio di espositori.
Così il Natale nel Roero si carica di un’atmosfera quasi fiabesca, grazie a concerti, fuochi d’artificio, spettacoli, stand enogastronomici e giostre per bambini. Insomma, un ottimo modo di vivere le feste!
Il Castello Reale è il simbolo del borgo. Si presenta con grande imponenza e offre un piacevole affaccio sulle verdi colline del Roero.
Questa fortezza, ora di proprietà comunale, ha appartenuto fino al 1792 alla famiglia dei conti Solaro, prima di passare ai Savoia. In particolare è stata per molti anni una delle residenze estive del Re di Sardegna Carlo Felice e della moglie Maria Cristina di Borbone. Proprio loro si occuparono del restauro del Castello agli inizi dell’800, consistente anche in un rinnovamento del parco che cinge il monumento.
Ad accogliere il visitatore c’è il Salone d’Onore, dove s’intravede subito una tecnica pittorica molto usata anche in altre stanze del Castello: la trompe l’oeil. Viene dalla parola francese “tromper”, ovvero ingannare. Sì perchè l’artista sfrutta la prospettiva per dare un’immagine differente rispetto alla realtà, tridimensionale. E’ una caratteristica che raramente ho visto in altri monumenti.
Abbiamo visitato gli Appartamenti Reali, sia del Re che della Regina, composti da camera da letto, camera da parata, camera di udienza e altri ambienti privati.
Ciò che veramente lascia senza parole però sono le cosiddette Sale Cinesi, utilizzate per ospitare principi e principesse in visita a corte. Le tappezzerie sui muri sono state prodotte da artisti cinesi e riproducono scene particolari, come la lavorazione della porcellana, della seta, del riso e del thè.
Torre dell’Acqua
Finita la visita al Castello, sono stato portato a vedere da vicino la Torre dell’Acqua di Castellinaldo d’Alba. Cos’avrà mai di speciale?
L’associazione Creativamente Roero, rappresentata egregiamente da Patrizia, ha creato un progetto di valorizzazione dei borghi storici del Roero e dei luoghi legati a vino e creatività. Ogni anno la proposta viene arricchita con un nuovo tema su cui lavorare, coinvolgendo artisti nazionali e internazionali. Mentre l’edizione odierna ha come argomento il bosco e il rapporto con la natura, la scorsa aveva il lavoro e la condivisione.
L’artista Saverio Todaro si è occupato di pitturare la Torre dell’Acqua, ormai in disuso, posizionata in un punto panoramico stupendo. Ha scelto il verde, come colore di sfondo, un rimando al paesaggio. E ha scelto il simbolo dello Share, i tre cerchi collegati, che hanno poi dato il nome al suo lavoro.
L’artista ha voluto creare un’opera d’arte fruibile da tutti, in un museo a cielo aperto. La scelta non è stata casuale, perchè l’acqua è un bene comune e va preservata e condivisa.
Degustazione tipica
Prima di cena non ci siamo fatti mancare un salto all’azienda agricola Teo Costa. I proprietari attualmente sono impegnati a Vinitaly, ma la figlia ci ha accolto benissimo all’interno dell’edificio.
Quest’attività è una realtà ben consolidata nel mondo vinicolo, duratura nel tempo, solida e apprezzata anche al di fuori. Un lavoro costante che ha permesso all’azienda di ottenere validi, e giusti, riconoscimenti.
Il patrimonio di Teo Costa oggi consta di 50 ettari di vigneti, sparsi un pò ovunque nei territori piemontesi di Langhe e Roero. I vini prodotti sono quelli tipici della zona albese: Roero Arneis, Nebbiolo d’Alba, Barbaresco, Barolo. A Teo Costa va riconosciuto il fatto di aver ideato nel 2007 il brevetto della prima vinificazione senza solfiti aggiunti, sia per vini bianchi che per vini rossi.
Da cinque anni la famiglia Costa si occupa anche di allevare una particolare razza suina, di colore nero, da cui derivano carni e salumi molto gustosi. Durante la degustazione del brut spumante bianco “Madre Natura”, ho letteralmente divorato le fettine di salame cotto tagliate per accompagnare il vino. Ho anche pensato di fermarmi lì per cena e continuare fino allo svenimento!
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Cosa vedere nel Roero – secondo giorno
Guarene
La mattina seguente mi ha accolto una simpatica pioggia che poi è durata per tutto il giorno, non permettendomi di rispettare il programma iniziale stabilito con l’Ente Turistico.
Prima tappa del giorno Guarene. Sto parlando del primo borgo del Roero inserito tra i comuni Bandiera Arancione del Touring Club, premiato per la qualità dell’accoglienza e per il patrimonio storico e culturale.
Purtroppo non sono riuscito a visitarla come volevo, d’altronde girare con l’ombrello e scattare fotografie non vanno molto d’accordo. Il centro storico comunque risulta piuttosto concentrato, impreziosito dalla presenza di alcuni luoghi di culto antichi, come la Chiesa di San Michele, la Chiesa di San Rocco e la Chiesa della Santissima Annunziata.
Il Castello di Guarene è oggi di proprietà privata, un hotel di lusso, visitabile in occasione di alcune manifestazioni ed eventi pubblici.
Da Piazza Roma consiglio di percorrere la passeggiata Paramuro che permette di avere una splendida visuale sul territorio. Si arriva a vedere le torri di Alba, in presenza di cielo terso, e le Alpi sullo sfondo.
Le Rocche del Roero
Punto forte della storica regione sono le Rocche. Ne avete mai sentito parlare? A Montà, precisamente all’interno della sede dell’Ecomuseo delle Rocche, ho scoperto qualcosina riguardo a questo fenomeno geologico di origini antiche.
Mi sarebbe piaciuto toccare con mano, ma, sempre per il tempo, ho dovuto rinunciare all’idea di attraversare il Sentiero dell’Apicoltura. Si tratta di un facile percorso di trekking di circa un’oretta dove si cammina a stretto contatto con le Rocche e s’incontrano pure due ciabòt storici con apiari in muratura. Il miele, infatti, è da sempre un prodotto tipico del Roero. Beh, sarà per la prossima volta!
Le Rocche, voragini che si aprono nel terreno e che possono raggiungere anche centinaia di metri di dislivello, hanno avuto origine migliaia e migliaia d’anni fà. La così definita “Cattura del Tanaro” è avvenuta nel momento in cui un fiume dell’Albese ha iniziato a erodere sempre di più il terreno, portando a una deviazione del corso del Tanaro.
Questo sconvolgimento ha portato alla creazione di forre e calanchi in un ambiente sabbioso che un tempo era ricoperto dal mare. E’ possibile infatti ancora oggi rinvenire fossili di pesci e conchiglie.
A Santo Stefano Roero, nella piazza del borgo, si possono vedere da vicino queste grandi pareti sabbiose abitate da una fauna e una flora differenti. Mentre alla base delle Rocche crescono salici, felci e pioppi, in cima si trovano pini, ginepri e ginestre.
Pranzo piemontese
Prima di recarmi a Monticello d’Alba, ho provato la cucina tipica della zona. Tra i vari locali, ho scelto l’Osteria della Pace, situata a Santa Vittoria d’Alba. Il ristorante mi ha subito colpito per il cartello posto all’ingresso, che recita la scritta: bele-sì a j’è nen wi-fi, parleve ansema. Un invito tutto piemontese a valorizzare il dialogo tra le persone.
La cucina è senza dubbio ottima, una delle note liete della mia giornata. Ho cominciato con due antipasti: carne cruda e insalata di toma con sedano, noci e rucola.
Dopo ho proseguito con un famoso primo della gastronomia locale: gli agnolotti del plin. Il plin è il “pizzicotto”, la tipica chiusura a mano che sigilla la sfoglia ripiena. Il risultato è una vera goduria!
Insieme ho abbinato un quarto di Nebbiolo d’Alba, prima di concludere con il caffè. Rapporto qualità prezzo ottimo: 20€. Consigliatissimo!
Castello Roero di Monticello d’Alba
Ancora un Castello, stavolta a Monticello d’Alba. Insieme alla Contessa Elisa, sono entrato a scoprire una delle più belle dimore del Piemonte.
Non si sa con precisione la sua nascita, ma pare esistesse già prima dell’anno Mille. La famiglia dei Conti Roero, nobili feudatari, conquistò il Castello nel 1372, salvando la popolazione monticellese dai maltrattamenti di Ludovico Malabaila, vassallo del vescovo di Asti. In loro riconoscenza, il vescovo rinunciò al feudo di Monticello che venne quindi suddiviso tra i quattro fratelli eroi.
Il Castello è una struttura maestosa costruita in mattoni, con la facciata delimitata da due torri, un torrione rotondo all’angolo destro e una torre quadrata al lato opposto.
Tra i vari restauri nel corso dei secoli, il principale fu quello intrapreso nel 1785 dal Conte Francesco Gennaro, in occasione delle sue nozze con Paola Del Carretto. Il ponte levatoio fu abolito e al posto dei fossati vennero inseriti dei giardini, sistemati dall’architetto Kurten. Oggi nel parco su cui si erge il Castello è presente un laghetto alimentato da acqua piovana.
All’interno, sviluppato su tre piani, abbiamo attraversato la Sala delle Armi, dove si trovano antiche armature medievali, e la vicina Cappella di Santa Barbara, per poi salire nella Sala dei Quadri, arricchita dai ritratti degli antenati. Sulla volta sono presenti gli stemmi delle mogli entrate a far parte della famiglia Roero.
Continuando il percorso, siamo giunti prima nella Sala del Biliardo e poi nella Galleria di Diana Cacciatrice, per poi uscire in un cortile che rimanda all’epoca medievale.
Alla famiglia Roero va riconosciuto il fatto di aver abitato la struttura da oltre seicento anni, prendendosene sempre cura e mantenendola in uno stato di perfetta conservazione. Non a caso è uno dei Castelli più famosi, non solo in Piemonte.
Riqualificazione di Monticello d’Alba
Dopo la visita al Castello, ci siamo soffermati sulla recentissima opera messa a segno dall’artista albese Valerio Berruti.
La vecchia recinzione di fronte al municipio di Monticello è stata riqualificata, attraverso l’inserimento di cento bassorilievi in cemento armato e smalto. Il progetto, avvenuto grazie al Bando Distruzione della Fondazione CRC, ha come obiettivo la valorizzazione del paese attraverso l’arte.
La scelta di ricoprire solo parte del muro non è casuale. L’artista ha voluto mettere alla prova i cittadini: se negli anni avranno cura di potare l’edera, l’opera resterà visibile, altrimenti sarà celata dalla pianta.
Un’occasione perfetta per vederla può essere durante il “Piccolo Festival della Felicità”, un evento che si svolge a Monticello a fine agosto, organizzato -tra gli altri- da Comune e Pro Loco. La giornata è un invito a diventare costruttori di felicità, a non smettere di cercarla e impegnarsi per raggiungerla. Ci saranno quindi laboratori didattici, eventi artistici e sportivi, stand artigianali, incontri culturali. Insomma, una rassegna da non perdere.
Merenda Sinoira
Impossibilitato a recarmi a Cisterna d’Asti per visitare il Castello, ho optato per chiudere la giornata con la tipica merenda sinoira. Può essere quasi paragonata all’apericena, ma guai a chiamarla così! E’ semplicemente la merenda sinoira, una tradizione piemontese che viene dalla campagna, dalla lavorazione nei campi dell’antichità.
In particolare nei mesi estivi, quando era necessario faticare fino alle tarde ore del tramonto, c’era un momento tra le ore 17 e le 18 dove i contadini si fermavano per riposare, conversare tra loro e riforcillarsi con del cibo portato da casa. Da qui nasce la merenda sinoira, una merenda, sì, ma tendente alla cena.
Alla faccia della merenda e dell’aperitivo!! La Vineria Alla Rosa Bianca, sita nella frazione Valle dei Lunghi di Santo Stefano Roero, mi ha scombussolato con un vassoio pieno di prelibatezze varie.
Dal salame al lardo, dal formaggio ai vasetti di cugnà (tipica salsa piemontese), passando per lingua, fassona e fagioli. Il tutto accompagnato dalle friciule, pasta di pane fritta. Immancabili due calici di Roero rosso.
L’ambiente è molto carino e curato, perfetto per provare la mitica merenda sinoira. Ricordatevi soltanto che la quantità di cibo è importante, quindi… a pranzo meglio star leggeri!
Il mio weekend nel Roero si è concluso. Voi siete mai stati in questa piccola porzione di Piemonte? Raccontatemi nei commenti la vostra esperienza a riguardo!
Pur vivendo proprio tra le Rocche (quelle di Pocapaglia, che fanno anche parte dell’Ecomuseo) non conoscevo per esempio la Torre dell’Acqua. Uno snobba i posti vicino a casa, e poi è proprio lì che ci sono le cose più particolari.
Stupendo il B&B che segnalerò sicuramente a chi mi chiederà consigli su dove dormire.
Guai a chiamare “apericena” o anche solo “aperitivo” la merenda sinoira! Ti hanno subito insegnato le cose importanti 😉
Ahahah non sia mai! Anche perchè per quantità sembra una cena vera e propria!
Vero, c’è sempre tanto da scoprire, spesso sotto i nostri occhi, e non ce ne accorgiamo!